Lorenzo Mortara (2008) – Doppiasclero
C’è un momento per l’azione e c’e’ un momento per la contemplazione, e questo, per l’artista Parisi, è il tempo della riflessione e della memoria. Parisi in questa sua installazione provocatoria e al tempo stesso ironica dal titolo “Doppiasclero” ci vuole indicare la sua visione attuale del mondo d’oggi con le sue speranze e le sue forti contraddizioni attraverso simboli e segni dell’uomo contemporaneo.
“Nella sua creatività, non me lo vedo in trincea, ma sul campo, seppure solitario, a elaborare azioni di attacco, simulazioni, per confondere, bloccare, fare riflettere…” (dalla critica del 2002 di Giuseppe Mortara, 1938-2006) e così prosegue Parisi con questo suo nuovo lavoro e se leggessimo DOPPIAS CLERO staccando mentalmente la parola in due – e non ci dimostrassimo arrugginiti coi giochi di parole e mostrassimo di avere arterie ben pulite e non sclerotiche – avremmo il quadro storico completo, documentato da dati, fotografie e articoli giornalistici, dal quale l’artista genovese è partito. È sul finire della seconda guerra mondiale nel 1945 che diversi capi nazisti tedeschi sono in fuga dai russi e dagli alleati americani – SS e clero – arriveranno a Genova di nascosto e grazie ad aiuti del clero genovese potranno imbarcarsi sotto falsi nomi e raggiungere incolumi paesi del Sud America.
Se invece leggiamo il titolo come doppia sclero ci potremmo raffigurare la grave malattia che colpisce le arterie le quali si irrigidiscono e si restringono, specialmente le arterie del cervello. Ma in una lettura fantasiosa e originale il termine doppia sclero potrebbe fare pensare a un nuovo termine clinico medico per una nuova forma grave di malattia dell’uomo d’oggi che mina la funzionalità e le sue capacità cognitive.
L’artista vuole disorientare l’osservatore, ma sempre con un fine ben preciso e pone simboli di morte – le svastiche – con erba verde e rigogliosa, simbolo di vita, di rinascita (i pericoli del razzismo e della violenza perdurano e i suoi germi possono sempre risvegliarsi in società chiuse e autoritarie) e le tele capovolte, o culle – come ricettacoli di guanti in lattice – altro simbolo moderno metaforicamente a simboleggiare il progresso e il prezzo da pagare per il nostro sviluppo e le nuove tecnologie. Guanti, guanti, guanti, una schiera di guanti indifferenziati. La ripetizione di un solo elemento che pero’ non crea ordine, disciplina, logica, bensì il suo contrario: il Caos. Che poi è il caos dei nostri pensieri, il caos delle nostre città, il caos degli scambi commerciali, il caos dei contatti tra esseri umani, che sono sempre più freddi, utilitaristici, superficiali ed improntati all’egoismo. Come dice il filosofo turco Albert Caraco (1919-1971) nel suo “Breviario del caos”: Gli uomini sono al tempo stesso liberi e legati, più liberi di quanto non desiderino, più legati di quanto non avvertano, giacchè la massa dei mortali è fatta di sonnambuli…, e così Parisi ci vuole intrattenere e vuole scommettere che il suo messaggio non andrà perduto.
Chi più prende tempo per andare indietro nella storia a rileggere o rivalutare eventi importanti del proprio Paese?, della propria città?, del proprio quartiere? La seconda guerra mondiale è finita da più di 60 anni, eppure il mondo non ha finito di bruciare e di scoppiare. L’uomo è in continuo conflitto con sé stesso e con gli altri. Eppure Parisi non condivide pienamente il filosofo turco Caraco quando dice: Se c’e’ un Dio, il caos e la morte figureranno nel novero dei Suoi attributi, se non c’e’, non cambia nulla, poiché il caos e la morte basteranno a se stessi fino alla consumazione dei secoli. Le lezioni della storia sono cifra fondamentale della nostra cultura e della nostra identità. Per questo per l’artista Parisi prendere posizione è fondamentale. Così dice lo scrittore e critico svizzero Max Frisch (1911-1991): In generale: chi non vuole sapere nulla di politica ha già fornito il suo contributo politico. Egli serve il partito al potere che apprezza l’artista che si ritiene apolitico. La sua è un’arte affermativa, e questo ha già una funzione… Ma se noi non vogliamo contribuire ad affermare perché riteniamo urgente un cambiamento della società…
(www.galleria_studio44, vico Colalanza, 12r., Genova)
Lorenzo Mortara 2008