Apologia del Colonnello S.
Un testo di Edoardo Laudisi ispirato al libro “Il Volo” di Horacio Verbitsky
L’uomo veste un completo blu notte con decorazioni sotto la tasca frontale della giacca, e medaglie. Le linee dorate cucite sulle spalle mostrano i gradi di un colonnello.
“Oscure sono le vie del destino, ma queste sono storie logorate dal tempo. Ascoltate!
Permettete? Esteban Saligno. Colonnello di fregata Esteban Silingo, classe 1935. Sappiate che se oggi mi trovo in questa situazione, se sono qui, è solo per aver fatto ciò che un militare deve sempre fare; cioè servire il suo Paese senza esitare un solo istante.
Era una guerra Signori, una sporca guerra e qualcuno doveva pur farla. Se mi è concesso, vorrei fare un passo indietro a quei giorni del 1976, l’anno in cui i nostri Generali decisero di assumersi le loro responsabilità. Allora io non ebbi il minimo dubbio da che parte stare: fui con Loro, fui con il Popolo, fui con la Patria, fui con Dio per difendere il Paese dal pericolo terrorista. Signori, vogliate per favore considerare il fatto che eravamo in guerra, una sporca guerra. E questo non lo dico per discolparmi, non ne ho certo bisogno, ma perché ritengo utile oggi, a distanza di tanti anni, ristabilire la giusta prospettiva storica.
I miei Generali non presero il potere con la forza né con l’inganno, infatti, dopo soli 7 anni, quando il Paese era ormai fuori pericolo, decisero di ritirarsi spontaneamente.
Insisto sullo spontaneamente Signori. Infatti quei galantuomini si comportarono proprio come cavalieri bianchi. Uomini coraggiosi che agirono esclusivamente nell’interesse comune, nell’interesse della povera gente, nell’interesse del popolo e che mai, neanche nei momenti di maggiore gloria, furono tentati da questioni misere, da giochetti di potere o altre schifezze che invece appassionano tanto i politici di oggi. E sappiate che se insisto su questo punto è perché ritengo essenziale che tutti voi capiate bene ciò che è accaduto nel mondo in generale, e a me in particolare.
Dopo i Generali arrivarono i politici e con i politici le polemiche. Ci furono delle inchieste sui campi di raccolta della marina dove concentravamo i terroristi catturati. Bella scoperta dico io. Signori, furono proprio i Generali i primi ad ammettere che erano state commesse delle esagerazioni da parte nostra, ma eravamo in guerra, una sporca guerra e il nemico non usava certo maniere più tenere nei nostri confronti.”
Una voce:
-Un corridoio buio scorre ai lati dei miei occhi. C’è puzza di sudore e urina. In fondo al corridoio si apre una porta. Si sentono delle urla provenire dalla stanza quadrata. C’è un uomo nudo legato con delle catene a una grata di ferro. Un altro uomo tiene in mano la Picana e tortura il prigioniero. Ogni volta che il bastone elettrico la tocca, la carne sfrigola. L’uomo con la Picana ride. Ha la faccia sudata, due sottili baffetti e la mascella squadrata di un colonnello
“Le inchieste non fecero che confermare ciò che tutti sapevano. E’ vero, furono commesse delle esagerazioni anche da parte nostra, sono pronto ad ammetterlo. Del resto quando si estirpa un cancro da un corpo sano, ciò non può avvenire senza che il corpo provi dolore. Sta nella natura delle cose”
Una voce:
-Una lunga fila di uomini e donne salgono su un aereo a testa bassa, come condannati. Prima di salire un uomo in camicie bianco, forse un dottore, fa a ciascuno un iniezione sul braccio. Anche lui ride
“Allora iniziarono i processi contro di noi e nonostante il tribunale militare non trovasse nulla di ridire sui nostri metodi, il tribunale civile fu di parere diverso. Incoraggiati da una certa magistratura eversiva i parenti dei sovversivi intentarono cause contro le forze armate accanendosi in particolare contro di noi, contro la Marina.”
Una voce:
-L’aereo vola alto sull’oceano. I prigionieri sono in stato d’incoscienza, alcuni di loro però hanno gli occhi aperti. L’uomo con il camicie bianco li controlla uno ad uno e fa altre iniezioni. Improvvisamente lo sportello laterale dell’aereo si apre con un ruggito e due uomini in divisa afferrano il primo prigioniero sotto le braccia, lo trascinarono di peso fino allo portello, si fermano un attimo sulla soglia come se il vuoto li trattenesse dal fare quello che stanno per fare, poi spingono con forza il corpo gettandolo nel vuoto. Anche loro ridono.
“Ma vi rendete conto? dei processi. Contro di noi. Contro i militari, contro chi aveva vinto la sporca guerra: Processi contro i vincitori Signori. Credo che almeno su questo punto conveniamo tutti: e cioè che si tratti di un atto totalmente assurdo, un atto antistorico. Ma quando mai nelle varie epoche storiche i vinti hanno processato i vincitori? Casomai sono i vincitori ad organizzare i tribunali e chiamare gli imputati al banco, perché Signori, se i tedeschi avessero vinto nel ‘45, il processo di Norimberga si sarebbe tenuto a Washington, o a Mosca, e questa è la verità. La storia è come la Natura, non tollera atti contrari”
Una voce:
-I prigionieri vengono trascinati verso il portellone ad uno ad uno e buttati giù come sacchi di rifiuti. Alcuni prima di cadere aprono la bocca o gli occhi come se volessero dire qualcosa, come se fossero coscienti della loro sorte.
“Tuttavia, come spesso accade in questi casi sono solo i pesci piccoli a pagare, i quadri intermedi, gli esecutori, mentre i grandi condottieri proseguono indisturbati le loro carriere. Così dopo che una sciagurata commissione esaminò il mio caso, niente di eccezionale il mio caso, uno dei tanti credetemi, mi fu negata la giusta promozione e fui costretto al prepensionamento. Ma l’ingiustizia non si fermò lì, infatti, proprio pochi giorni fa un ex sovversivo che oggi può tranquillamente fare il giornalista, ha pubblicato un articolo su un importante quotidiano nazionale, e ha fatto tanto l’ex terrorista, ha strillato così forte che il senato del mio paese, che si dice democratico, ha deciso di negarmi la pensione. E da chi è formato oggi il senato se non, in parte, da alcuni di quei generali che ordinarono a noi quadri intermedi di eliminare i sovversivi? Di eliminare gli amici dei sovversivi? Di eliminare i parenti, i conoscenti dei sovversivi? Di eliminare chi aveva anche solo incontrato per strada un sovversivo. Ma noi, quadri intermedi fedeli alla Marina, fedeli alla divisa che portavamo con tanto orgoglio eravamo assolutamente certi di agire secondo giustizia. Eravamo convinti perché i nostri comandanti, dei quali ci fidavamo ciecamente, avevano detto che quella era la cosa giusta da fare, che era proprio in quel modo che bisognava trattare i sovversivi se si voleva salvare il Mondo. E un buon militare si fida dei propri comandanti ed esegue senza discussioni. Questo è il primo dei suoi doveri.
Perché -cercate di seguirmi attentamente in questo ragionamento-se un padre, e i nostri Generali erano come padri per noi, se un padre appunto dicesse a suo figlio da quando questi è ancora piccolo, che per salvare la famiglia dal disastro economico è giusto rubare, che è necessario. Che rubare è un dovere, vi meravigliereste voi se il figlio seguisse gli insegnamenti paterni? Non
credo proprio, sarebbe piuttosto il contrario a sbalordirvi. Perché se il figlio decidesse di sua spontanea volontà di non rubare, contravvenendo così agli insegnamenti del padre, ebbene non sarebbe questo un atto di sfiducia estrema nei confronti del genitore? E che razza di figlio sarebbe colui che dubita del padre, colui che non si fida di chi gli ha donato la vita e getta così l’intera famiglia nella disperazione? Un figlio degenere rispondo io. E di fronte a Dio, quale comandamento potrebbe mai salvare questo essere: onora il padre forse? Ma se lo hai appena disonorato! Se invece il figlio ubbidisce salvando così la famiglia dal disastro, non credete forse voi che tutti i membri della famiglia dovrebbero essergli eternamente riconoscenti? Che razza di famiglia è quella che processa i figli che l’hanno tratta in salvo. I figli che hanno combattuto e vinto una sporca guerra per riscattarla. E se per assurdo ciò accadesse, non credete voi che il primo imputato dovrebbe essere proprio il padre, colui che addestrò il figlio al senso del dovere, che lo spinse in quella direzione, che lo esortò ad agire?”
Una voce:
Argentina 1976-1983: 30.000 DESAPARECIDOS
“Era qualcosa che doveva essere fatto. Non so cosa senta un boia quando deve uccidere…a nessuno piace farlo, non era gradevole ma era qualcosa di supremo che si faceva per il paese. Un atto supremo…voi certo comprendete…”
Edoardo Laudisi