SPETTATORI ZERO – Easy Box

Foto digitali e rivisitate. 9 Novembre 2024.

 

 

Gruppo di lavoro: Spettatori Zero Easy Box

Artisti: Paolo Lorenzo Parisi, Anna Maria Ferrari, Maurizio Roman Melis

Poeta: Piero Cademartori

Testo: Silvio Seghi

Spettatori zero – “Easy Box”

…non esistono fatti ma solo interpretazioni”. Friedric Nietzsche

C’è una stretta analogia tra l’opera ultima di Paolo Lorenzo Parisi, Spettatori Zero, e il testo letterario del maestro di semiotica Umberto Eco. Il testo, Opera Aperta edito nel 1962, indica, sia in arte che in letteratura, un processo interpretativo libero e aperto alle più diverse linee di pensiero, senza ricorrere a iperboliche congetture, mentre contrariamente, in passato, si intendeva opera chiusa, una lettura interpretativa guidata rigidamente, criptica e inequivocabile.

Sappiamo che la costruzione del pensiero avviene per intrecci, riflessioni, connessioni, pertanto Spettatori Zero, rivela la passione di Parisi verso questa complessità e molteplicità e come U. Eco rivolge un chiaro invito al pubblico a costituire attivamente un percorso interpretativo, come co-creatore di pluri-significati.

Questa opera-azione, Spettatori Zero, volutamente consegnata in assenza di pubblico, è una rappresentazione performativa basata sulla negazione dell’evento stesso, un flop annunciato in termini di partecipazione, sottrae per aggiungere, nega per affermare, palesa in sostanza un’opera ermeticamente sigillata. Occultare è sinonimo di negare. Quindi nascondere i lavori di Anna Maria Ferrari e Maurizio Roman Melis, assieme ad un testo del poeta Piero Cademartori, sono opere che nessuno vedrà o leggera mai, chiuse all’interno di una scatola da imballo rigorosamente sigillata, celata sotto plexiglas, data in consegna a “Easy Box”, rappresenta a tutti gli effetti un lavoro consegnato al pubblico con tutti i requisiti dell’opera aperta, ma al contempo segregato allo stesso come opera chiusa.

Possiamo noi attribuire senso a qualcosa che per paradosso non vediamo? O meglio scoprire un doppio, triplo senso tra rappresentazione e occultamento sottraendo significato e al contempo generando un ulteriore significante.

Un opera tenuta in ostaggio dall’autore, rinchiusa fisicamente e visibilmente, dove il contenitore non esprime contenuto, anzi lo vanifica e la comprensione è negata. Senza nessun appiglio tangibile si vanifica la presenza in funzione dell’assenza. Siamo al limite della significanza alienata. Questo è un terreno cui Parisi da tempo lavora, sono sabbie mobili difficili da gestire, dove un linguaggio pungente e ironico, libera e si libera dalla pulsione stressante dell’atto, forza il fruitore a capire per allusione più che per formulazione, crea un rapporto che mette in seria crisi la condizione percettiva, annulla la qualità estetica, vanifica la presenza di pubblico, integra valore all’atto più che al contenuto al di là della loro tradizionale convergenza. E’ innegabile che ci sia metodo, meccanicismo e determinismo insieme, dove si creano infinite accezioni ai vertici del rebus, dell’utopia, rinviando la comprensione verso una ricerca assillante del vero oggetto dell’opera, del vero significante.

Silvio Seghi