“Fuori dai Confini” – Maurizio Melis Roman e Paolo Lorenzo Parisi
In questa esposizione dai richiami concettuali, oggettuali e materici, Maurizio Melis Roman e Paolo Lorenzo Parisi cercano di interpretare le trame, le mappe, i segnali e le fratture Fuori dai Confini che caratterizzano la società occidentale attuale e al contempo le contraddizioni, le aspirazioni e i miti che animano l’uomo contemporaneo.
Come un buon narratore di storie, Maurizio Melis Roman artista concettuale italo-cileno, vicino alla terra dei suoi avi e alla cultura di tempi antichi, ma anche all’ascolto dei tratti e delle manifestazioni della contemporaneità, ci coinvolge e ci attira con carte geografiche di mondi immaginari ma possibili, dai confini stravolti, nei quali le città del mondo sono come frammentate e mescolate, metafora dei cambiamenti e dei flussi migratori dell’umanità. Gli Stati Nazionali ad una attenta visione sono irriconoscibili, stravolti, mutati, tra segni rossi di passione e di dolore, frammenti dorati e Santi protettori. Le città e le regioni ibride sono come sospese e circondate da pianure, spazi bianchi e tenui grigi – semplicità irreali e indecifrabili -, con cuciture a simboleggiare la fragilità e la transitorietà dei mutamenti cui l’uomo va incontro. Ed è con questo fine che ci vuole coinvolgere nel suo filo logico con segni, lacerazioni e cuciture quasi a ricordarci l’intimo legame che l’uomo ha con le origini, il suo passato e il proprio vissuto (da Centonovantadue miglia, Genova 2010). Inoltre Melis Roman ci mostra anche altri tipi di mappe e disegni astratti, come di figure in negativo, essenzialità e leggerezza del pensiero – riflessi di sogni assillanti, simbologia di percorsi intimi. Vari oggetti sono utilizzati quali piume, piccoli chiodi, ferri, legni, pietre, che possono essere interpretati come labirinti, vie intime, vicini al sentimento dell’oltranza montaliana, capaci di esaltare le forze interiori e spirituali dell’essere umano, come sembra dirci nella sua riflessione: “… e il dialogo con l’io interiore e il mondo che mi circonda, ricordi del mio passato, vissuti del mio presente, quello che ogni giorno vedo e sento, vasto oceano d’amore, rifiuto alle ingiustizie e umana compassione.”
In Paolo Lorenzo Parisi, poliedrico artista concettuale e perfomer, assistiamo a diverse interpretazioni/introspezioni ironiche del mondo attuale e delle problematiche sociali e storiche dell’era della tecnoscienza. Attraverso l’utilizzo di humor, giochi di parole e oggetti culto, quali i guanti in lattice, oggetto feticcio, metafora della modernità, l’artista sviluppa temi e concetti legati alla quotidianità, all’imbarbarimento delle relazioni umane e alle insidie e ai pericoli annidati nell’utilizzo deviato delle conoscenze scientifiche della società contemporanea, perché Il progresso ha i suoi svantaggi; di tanto in tanto esplode (La provincia dell’uomo, Elias Canetti). In La guerra santa (oro blu), installazione che è stata esposta a Zug, Swisse (2011) ed è formata da pistole giocattolo ad acqua e Madonnine di Lourdes su tavola in legno e Culle con soli guanti chirurgici, Parisi traspone al mondo di oggi una riflessione sui rischi di una possibile guerra che sotto l’egida della religione possa nascondere interessi e poteri collegati all’utilizzo e al monopolio di risorse primarie, come appunto è l’acqua, oro blu – risorsa primaria sempre più necessaria e limitata. I guanti per Parisi rappresentano un oggetto duale, ambiguo, muto e inerte, in contrapposizione al vivente e alle manifestazioni più nobili dell’essere umano, e sono utilizzati per opere quali Culla Amerika e Culle pagane (vedi Doppiasclero, Genova 2008). I suoi quadri-culle vogliono scuotere nell’intimo il pensiero del fruitore, e per questo l’artista deve abbandonare il suo gesto pittorico per concentrarsi sull’elemento neutro: il non-colore, ovvero il bianco e l’oggetto-simbolo tecnologico dell’uomo moderno: i guanti in latex. (da Centonovantadue miglia, Genova 2010).
Lorenzo Mortara 2012